Oratorio dei SS. Stefano ed Eurosia in Ca’ Murà
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La Storia

La fondazione del monastero benedettino
Il nome “Casamurada” (Ca’ urà) appare per la prima volta in un documento del 1034 scritto da A. Gloria. Il testo riporta che il vescovo Bernardo dona al monastero di S. Giustina di Padova terre fruttifere con il diritto di riscuoterne le decime. Pur non essendovi riferimenti precisi, si suppone che all’epoca il piccolo monastero appena sorto fosse dell’ordine benedettino.
Si trattava di una piccola comunità extraurbana, così come quella della vicina Ronchi, nata come sorta d’avamposto precedentemente alla costruzione, nella medesima zona, di un complesso monastico di maggiori dimensioni. Nel 1110, infatti, venne completata l’abbazia di S. Stefano nel vicino comune di Carrara S. Stefano.
La caratteristica extraurbana di questo luogo è legata all’esigenza di sanare aree malsane. In effetti, pare che Ca’ Murà sia stata inizialmente occupata da monache benedettine che avevano il compito di “roncare”, ovvero disboscare e pulire la zona, prevalentemente paludosa.
In una nota della Visita Pastorale datata 1449 si legge:
“Nota che nel villaggio di Ca’murà c’è una certa chiesa di S. Stefano di Ca’murà che un tempo fu monastero di monache, ora invece è chiesa campestre senza cura d’anime: ha come reddito annuo tre moggia di frumento e altri tre moggia da quartesi”
Questo monastero era attiguo all’oratorio, e l’impianto era recintato da un muro, le cui tracce erano visibili fino a un centinaio di anni fa. Da qui la giustificazione del toponimo “Casamurada” o “Ca’ Murà”.
La consacrazione a S. Stefano fa pensare appunto ai Benedettini, che hanno per motto “Ora et labora” e considerano il protomartire cristiano come loro particolare modello e protettore, in quanto diacono a servizio della prima comunità cristiana e morto in contemplazione dei cieli aperti.
Il periodo francescano
Il monastero, una volta abbandonato dai benedettini nel corso del Duecento, passò ai frati francescani.
Nel testamento di una certa donna Zampasa, datato 1220 e riportato dal vescovo D. dell’Orologio (presente nell’archivio del Santo), sono menzionati due monasteri di frati minori: uno a Curtarolo e uno a Ca’ Murà.
Nello stesso anno, S. Francesco d’Assisi, di ritorno dall’Oriente, approda a Venezia, arriva a Padova, e attraversa il Veneto, l’Emilia e la Toscana, visitando e portando conforto ai conventi esistenti. È probabile che abbia visitato anche Ca’ Murà.
Tra il 1227 e il 1230, Sant’Antonio è ministro provinciale per l’Italia settentrionale e, dal 1229, abitò nella chiesetta di S. Maria Materdomini a Padova. Anche lui potrebbe aver visitato Ca’ Murà.
Ca’ Murà Parrocchia
In un documento del 1297 si legge che la chiesa è in buone condizioni, con un suo rettore Bonifacio, titolato come priore. La sua presenza fa pensare a un possibile ritorno dei benedettini e alla sua completa autonomia.
In questi anni viene costruita l’odierna chiesetta, in stile gotico-benedettino.
Un documento del 1449 attesta che la chiesetta di Ca’ Murà aveva un fonte battesimale, segno indiscutibile della sua parrocchialità.
Le controversie con Bertipaglia
La parrocchialità fu sempre contestata dalla vicina Bertipaglia, che all’epoca contava solo 6 case ma 150 abitanti.
Secondo il Prete Vito, queste famiglie si erano sottratte alla giurisdizione parrocchiale di Bertipaglia, pur utilizzandone, all’occasione, il cimitero.
Tuttavia, legalmente, Ca’ Murà rimaneva “chiesa campestre”, rimanendo vacante per più anni (cosa impossibile per una vera parrocchia).
La fine dell’autonomia
La cura d’anime fu tollerata per diversi anni, come attestano le Visite Pastorali:
“Avea quella chiesa (Ca’ Murà) la cura delle anime di poche famiglie per il consenso del rettore di Bertipaglia”
(1572)
La situazione si protrasse fino alla visita pastorale del 7 maggio 1588, quando il vescovo, constatando che:
“Nella suddetta Chiesa, per povertà del popolo e per la negligenza del Rettore, non si conserva il Ss.mo Sacramento”
la dichiara succursale di Bertipaglia.
La presenza dei canonici illirici e il passaggio alla famiglia Petrobelli
Nel 1589, Papa Sisto V affida il beneficio di Ca’ Murà ai Canonici Illirici, che costruirono il campanile.
Nei primi del Seicento, A. Cittadella descrive:
“Ca’ Murà o Casa Murada… lunga 40 (passi), larga 16, ha tre altari, calici, due campane, e fa festa a S. Stefano”
Nel 1655, il vescovo G. Cornaro ordina che:
“Non vi si eserciti più cura d’anime, il battistero sia portato in parrocchia, e nella chiesa si celebri solo la messa”
anche per la sua vicinanza a Bertipaglia.
Nel Settecento, la famiglia Petrobelli propose ai Canonici Illirici una permuta, assumendosi l’onere della manutenzione e mantenendo un sacerdote per la Messa festiva.
Nel 1847, i Canonici Illirici non erano più presenti, e il mantenimento del cappellano era a carico del Sig. Lorigiola, affittuario dei terreni.
L’ultimo mansionario fu Don Giacomo Rigoni di Asiago (in carica fino al 1898).
Storia recente
1899: Chiesa, casa e campi furono posti all’asta dal Demanio e acquistati dal parroco di Bertipaglia Don Gottardo Bellan, con fondi prestati dal Cardinale Callegari.
1921: La pala dell’altare (raffigurante S. Stefano e S. Eurosia) fu spostata sopra la porta laterale per far posto a una statua della Madonna Addolorata.
Nella stessa visita si legge:
“Furono restaurate le porte, rimessi i vetri, imbiancata la navata e riparate le due grandi finestre”
1969: Padre Antonio Bellan lasciò la chiesetta alla parrocchia di Bertipaglia.
1972: La Curia assegna in perpetuo la chiesa alla famiglia Petrobelli-Chiesa, a condizione che rimanga aperta al culto e utilizzabile dal parroco di Bertipaglia per funzioni religiose.
Dal 2000, la chiesetta è parte del beneficio parrocchiale di Bertipaglia, quindi proprietà della comunità parrocchiale.
La chiesa oggi
La chiesa, costruita in stile gotico-benedettino con il soffitto a capriate, è costituita da un’unica navata separata dall’abside tramite un trasetto.
All’interno si trova:
- L’altare maggiore, con una statua lignea della Madonna Addolorata in una nicchia sopra il tabernacolo
- Due statue recenti di San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio di Padova su mensole laterali
- Una tela raffigurante Santo Stefano e Santa Eurosia sopra la porta d’ingresso
- La statua di San Luigi Gonzaga sulla parete sinistra
- Affreschi nell’arcata del transetto
- Un quadro di una santa con agnello nell’abside
- I quadri della Via Crucis lungo le pareti
- Un vaso acquasantiera dove un tempo era il fonte battesimale
Secondo la leggenda, un corridoio sotterraneo collegherebbe Ca’ Murà alla vecchia chiesa parrocchiale di Bertipaglia.